La guerra non uccide solo: mutila corpi, distrugge menti, cancella futuri. A Gaza, oltre al massacro quotidiano, si sta compiendo un dramma meno visibile ma altrettanto urgente: la creazione forzata di nuove vite con disabilitĂ permanenti.
“Se si ha la sfortuna di nascere con una diversabilità , è un conto.
Ma se si diventa persone con diversabilità a causa di governi che distruggono vite per interessi economici, allora non è più una tragedia umana: è un peccato mortale.”
Questa non è retorica: è la verità che molte famiglie, medici e superstiti stanno vivendo.
📉 I numeri del dolore (al 2025)
Le cifre ufficiali e di fonte internazionale – pur sottostimate in un contesto di guerra – raccontano una catastrofe umana:
- A oggi, oltre 67.000 palestinesi sono stati uccisi durante l’offensiva militare israeliana su Gaza, secondo le autoritĂ sanitarie locali riportate da Reuters. Circa un terzo delle vittime sono bambini. Â
- Si stima che piĂą di 50.000 bambini siano stati uccisi o feriti nel conflitto. UNICEF indica che “piĂą di 50.000 bambini sono stati riportati uccisi o feriti nella Striscia di Gaza”. Â
- Il rapporto «Persons with Disabilities in the Occupied Palestinian Territory» segnala che gli attacchi, gli sfollamenti forzati e la carenza di assistenza hanno aggravato sensibilmente la condizione delle persone con disabilitĂ , sia quelle giĂ esistenti sia quelle appena nate dal conflitto. Â
- Human Rights Watch denuncia che le azioni militari hanno causato lesioni che conducono a disabilitĂ permanenti, specialmente nei bambini, e che spesso l’accesso a cure, dispositivi assistivi e supporto psicologico viene negato o ostacolato. Â
- La guerra ha anche acuito la povertĂ , la malnutrizione e la distruzione delle infrastrutture sanitarie. HI (Humanity & Inclusion) sottolinea che la malnutrizione, la distruzione dei raccolti e la povertĂ estrema peggiorano gli effetti della disabilitĂ , soprattutto nelle persone giĂ vulnerabili. Â
- Secondo l’Organizzazione Mondiale della SanitĂ , nei primi mesi del 2025 si sono registrati 74 decessi per malnutrizione, di cui 24 bambini sotto i 5 anni, molti dei quali giĂ debilitati da guerra e blocchi. Â
- L’ONU e UNICEF segnalano che circa sei ospedali su dieci in Gaza sono danneggiati o distrutti, compromettendo gravemente la possibilitĂ di intervenire sui feriti gravi. Â
Queste cifre non includono molti casi “invisibili”: vittime rimaste sotto le macerie, ferite non curate, disabilità cognitive non diagnosticate.
🌪️ Le sfide insormontabili per chi diventa disabile in guerra
- Cure immediate assenti o inadeguate
Spesso chi subisce gravi traumi – amputazioni, lesioni spinali, lesioni cerebrali – non può ottenere le cure necessarie né in tempi utili. Gli ospedali sono bombardati, le strade pericolose e molte forniture bloccate.
- Accesso negato ai dispositivi assistivi
Protesi, sedie a rotelle, ausili motori e sensoriali sono scarsi o assenti, e quando disponibili devono attraversare passaggi militari, blocchi o autorizzazioni diplomatiche.
- Sfollamento e spostamenti forzati
Le persone con disabilitĂ sono particolarmente esposte durante le evacuazioni forzate e spesso non vengono considerate nella logistica dei rifugi, finendo isolate o abbandonate. HRW documenta che le politiche di spostamento forzato spesso trascurano le esigenze di mobilitĂ dei disabili. Â
- Isolamento sociale, perdita di dignitĂ
Chi diventa disabile perde accesso a scuola, lavoro, servizi sociali; la sopravvivenza quotidiana diventa un’odissea di dipendenza da altri e preghiere.
- Sofferenza psicologica severa
Oltre al dolore fisico, molti sopravvissuti vivono con il trauma della guerra, del lutto, dell’incertezza del proprio corpo. In un contesto distrutto, non c’è spazio per il supporto psicologico.
- Assenza di politiche a lungo termine
La guerra impone urgenza, non progetti a decenni. Ma una persona con disabilità è un progetto di vita a lungo termine: serve inclusione sociale, istruzione, lavoro accessibile, adattamento urbano.
Il silenzio internazionale, le promesse mancanti
Molti governi occidentali, compreso il nostro, parlano di diritti umani e assistenza umanitaria. Ma nella pratica:
- Non esiste ancora un piano nazionale italiano dedicato all’accoglienza e cura dei feriti di Gaza con disabilità permanenti.
- Le evacuazioni e i corridoi umanitari destinati a chi ha bisogno di cure specializzate non sempre contemplano disabili “gravi”.
- Le donazioni, quando ci sono, raramente includono fondi per protesi, ausili o supporto psicologico.
- Le organizzazioni internazionali e le ONG denunciano costantemente che gli aiuti arrivano troppo tardi, con vincoli, restrizioni e blocchi che mortificano ogni tentativo di efficacia.
Questo silenzio, questa inerzia, non sono “errori tecnici”: sono complici del dolore.
Planet of Diversity: non restiamo in silenzio, vogliamo fare la differenza
Noi di Planet of Diversity ODV crediamo che nessuna disabilitĂ , nata o imposta, debba essere invisibile. Per questo scendiamo in campo per:
- Portare voce alle vittime: raccontare le loro storie, renderle presenti nei palazzi del potere e nei media.
- Avviare campagne di sensibilizzazione in Italia, nella Comunità Europea e nel mondo, affinché i diritti delle persone con disabilità di guerra siano riconosciuti e protetti.
- Collaborare con ONG internazionali, enti locali e organismi delle Nazioni Unite per creare fondi destinati a protesi, ausili, tecnologie assistive e per l’evacuazione medica dei casi più gravi.
- Sollecitare il Governo Italiano, con petizioni, lettere ufficiali e mobilitazioni sociali, affinché attivi corridoi umanitari per feriti, piani di accoglienza, percorsi di riabilitazione e inclusione.
- Inserire il tema della disabilità di guerra nei nostri programmi “Creativity Labs”, workshop, spazi inclusivi, affinché la società italiana (e internazionale) comprenda che la guerra non ferma la vita, ma la trasforma — ed è nostro dovere trasformarla di nuovo, in dignità .
Conclusione: la posta in gioco
In questi anni, Gaza è diventata un inferno abitato da corpi, anime e memorie. Non possiamo voltare lo sguardo verso i morti — ma nemmeno verso chi resta e deve ricostruire una vita mutilata.
Le vittime invisibili di questa guerra non hanno chiesto di nascere disabili. Ma sono state rese tali da decisioni, interessi economici, complicitĂ silenziose.
Planet of Diversity vuole esserci davvero, non come spettatrice ma come compagna di lotta, con umiltĂ e determinazione. E tu, che stai leggendo, puoi esserci con noi: con una condivisione, un gesto concreto, una richiesta alle istituzioni.
Perché la giustizia non è solo riparare il passato, ma proteggere il presente e garantire il futuro a chi ha perso tutto.
Planet of Diversity c’è — e chiede che il mondo non distrugga più corpi, speranze, vite.
Gesualda Finizio
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